Cesare Tallone
Biografia
di Gigliola Tallone
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Il successo all'esposizione di Roma
e gli inizi della carriera
-INTRODUZIONE
-LA GIOVENTU'

-L'ISCRIZIONE A BRERA
-LA FAMIGLIA ARTISTICA
-I PRIMI RICONOSCIMENTI
-ESPOSIZIONE DI ROMA E GLI INIZI DELLA CARRIERA
-LA NOMINA A CARRARA, L'INSEGNAMENTO, ATTIVITA' E NOTE SALIENTI DAL 1884 AL 1891
-CESARE TALLONE E L’ALLIEVO GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO
-ATTIVITA’ E NOTE SALIENTI DAL 1891 AL 1898
-LA NOMINA A BRERA E INCARICHI ACCADEMICI
-MILANO E GLI ALLIEVI FUTURISTI
-LA FAMIGLIA , GLI AMICI E LA MAISON RUSTIQUE
-LA MOGLIE ELEONORA TANGO TALLONE
-ATTIVITA’ DAL 1900 AL 1919 PREMI, INCARICHI ACCADEMICI E NOTE SALIENTI
-EREDITA’ SPIRITUALE DI CESARE TALLONE - LA CRITICA POSTUMA
-I FIGLI
-ARCHIVIO TALLONE
A Roma, Tallone, probabilmente dal 1880, alternando la permanenza con viaggi di studio, frequenta con l’amico fraterno Guido Boggiani l’ambiente dei pittori piemontesi a Roma, Filiberto Petiti, Giacomo Grosso (di cui esegue il ritratto e quello della moglie Carolina),Ambrogio Raffaele,(di cui esegue due ritratti), Ambrogio Delleani. Frequenta il pittore italo-americano Sargent e l’ambiente artistico inglese, e stringe amicizia con Francesco Paolo Michetti , Vincenzo Gemito e Antonio Mancini, già allievi del Morelli a Napoli
Tra l’80 e l’83, tra altri lavori, all’interno dell’Accademia di Brera, nello studio che era stato dell’Hayez, Cesare Tallone sviluppera’ in grande dimensioni il dipinto ispirato al Gregorovius, per il quale a Brera aveva ricevuto il premio a chiusura dei suoi studi, con il nuovo titolo:
“Una vittoria del cristianesimo ai tempi di Alarico”.(dipinto distrutto dai bombardamenti del 1943 a Pratica di Mare. Dopo la
pubblicazione del libro mi e' stato segnalato uno studio di un particolare
del dipinto, che resta l'unico importante documento del quadro storico
andato perduto)
(cliccare per visualizzare).

All’Esposizione di Roma del gennaio 1883, Tallone invia il grande quadro storico e un ritratto “Ritratto del sig. Bernasconi Luigi” (Gigliola
Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005, p.92).
Riscuotono entrambi grande successo di pubblico e critica e vengono subito acquistati: il dipinto storico dal principe Marcantonio Borghese e il ritratto, dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Se da subito il ritratto viene definito da Levi “..di potente originalita’, in un opera che, come disegno e colore, come espressione personale e come novita’ artistica, e’ destinata a far epoca” , e di fatto sara’ questa opera rappresentativa della sua piu’ tipica produzione, tuttavia quell’unico quadro storico nella sua storia di pittore, e’ emblematico per conoscere la sua natura di uomo ed artista. Questo dipinto di 3 metri x 6,gia’ delineato a 26 anni e terminato nei tre anni sucessivi, di cosi’ ampio respiro e tremendo cimento, fu l’omaggio che Tallone fece ai suoi professori e soprattutto all’amato Bertini. Fu il compendio e l’epifania degli studi accademici e, soltanto dopo questo gesto di gratitudine, Tallone si sente libero di essere completamente se’ stesso.
Osserva Somarè che fu "un’imponente dimostrazione scolastica del suo forte istinto di rappresentatore" e ancora "una composizione movimentata come nessun’ altra in quel tempo e nella quale sembra riassunta e superata tutta quanta l’esperienza accademica di Brera".
De Renzis nota l’ingegno del pittore anche dietro la fredda maniera, e osserva che la fanciulla che cammina tra la folla con lo sguardo verso il cielo e’ vicina alla Santa Cecilia di Raffaello a Bologna.
Tallone amava, studiava, copiava gli antichi. Aveva perfettamente acquisito la prospettiva geometrica rinascimentale, di cui in questo grande dipinto storico da’ superba prova. Amava e infaticabilmente si era dedicato al disegno fin da bambino, e qui rivela la sua straordinaria padronanza della figura e piu’ ancora, dell’ ardimentosa rappresentazione di massa. E del nostro ‘400 lo seduce la potenza plastica e la chiarezza formale e attinge l’uso del dipingere a “figura intera”, a proporzioni naturali.
Il“ritratto del signor Bernasconi” acclamato da critica e pubblico , segna l’esordio della sua lunghissima ed ammirata carriera di ritrattista.
Qui, come nei successivi dipinti, ad esempio “Ritratto di Giuseppina Tallone Scribante in costume di ciociara” (G.Tallone, Cesare
Tallone, Electa 2005, p. 95) eseguito tra il 1885 e il 1887, Tallone ha sublimato tutta la sua perizia tecnica ed accademica con straordinaria spontaneita’. L’abile resa prospettica e la costruzione geometrica sono risolte anche sul piano luminoso e cromatico ,con la sintesi chiaroscurale delle campiture ampie e quasi monocrome. La scelta preminente del colore puro , la potenza plastica e la forza dell’impaginazione, insieme alla sua maniera di ritrarre a dimensioni reali, ponendo il modello con lo sguardo rivolto all’osservatore, al solito su uno sfondo chiaro e luminoso, sono le prerogative di Tallone.
Non e’ incongruente dire che Tallone fu moderno perche’ antico, in realta’ egli ripropose la purezza formale e l’ intensità psicologica come preminenza nel ritratto, come in “signora di profilo” (G.Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005, p. 25) evitando quella tendenza di far di maniera di molti dei suoi contemporanei, tra cui anche Divisionisti e Simbolisti, legati a temi tipici dell’800.
Spesso la tecnica di questi autori non cela la insopportabile leziosità della fine del secolo, anche tra i cugini d’oltralpe: la signora in posa sognante, l’interno intimo e borghese, gli oggettini, i gruppetti idilliaci, pecorelle e pastorelle, i soggetti storici e religiosi.
Egli non cerca l’effetto e non disperde la compattezza dell’intera opera in inutili particolari: la 'centralità' del dipinto e’ il suo obbiettivo e sarà un tema di insegnamento della sua scuola.

Il figlio Guido, suo allievo dal 1912 al 1915 ricorda le parole del padre:
“La pittura non deve avere contorni, la parte del vero che piu’ ti colpisce dev’essere il soggetto, il fuoco del quadro. E’stupido pensare che ogni particolare assuma in un ritratto la stessa importanza. Non copiare gli antichi; ma osserva sul vero che ti e’ davanti come gli antichi cercherebbero di inquadrarlo e segnarlo..”

La solidità plastica, l’introspezione dei suoi personaggi, la mancanza di cincischiamenti, la liberta’e personalita’ del segno , che solo la sapienza assoluta dei mezzi gli concede, lo salvano dall’ottocentesca paccottiglia e conquistano il rispetto dei numerosi suoi futuri allievi che pure vogliono farla finita con la pittura accademica.

Carrà, allievo dal 1906 al 1910 scriverà a tal proposito del suo maestro Cesare Tallone:
“ mi esortava a emulare la potenza plastica dei grandi pittori antichi perche’, egli diceva, il senso plastico ora smarrito e’ la virtu’ prima su cui bisogna riportare la pittura moderna. E di questo senso plastico egli aveva trovato per istinto il profondo filone. Michelangelo da Caravaggio e Velazquez erano i pittori da lui preferiti e non tralasciava mai di raccomandarmi di studiare le loro opere. Mi diceva di guardare il rapporto tonale delle loro pitture, di osservare con quale potenza essi le costruiscono. Per questi sommi la realta’ non ha nulla di quel fotografismo fiacco e generico che oggi domina, a ben osservare, quasi tutta la pittura.Tallone parlava dei pittori antichi con accenti tali e con quell’intima convinzione che ha soltanto chi e’ compenetrato della verita’ della loro arte”

Nei dintorni romani e nella capitale dipinge anche paesaggi, tra cui splendide vedute di ruderi antichi., come “Foro romano” (G.Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005, p. 28).

L’amicizia con D’Annunzio, che vedrà anche nella casa di Vincenzo Tango, Procuratore Generale della Corte dei Conti, suo futuro suocero, sara’ salda tutta la vita ed in futuro saranno i suoi figli a continuare le relazioni di stima ed amicizia col “ Vate”.
Sempre nel 1883, nel palazzo Borghese in occasione dell’acquisto del suo dipinto storico, conosce la diciannovenne Eleonora Tango che sara’ sua moglie il 18 aprile 1888. Filiberto Petiti sarà il testimone di nozze.
Pur risiedendo per la maggior parte a Roma, Tallone e’ presente in esposizioni a Torino e Milano.

Nel 1884 e’ presente alla Esposizione Generale Italiana in Torino e alla Società Promotrice delle Belle Arti, con gli stessi dipinti, riconfermando il successo romano di ritrattista e sempre nell’84, all’Esposizione di Brera, in cui, con uno dei ritratti esposti, per la prima volta partecipa come candidato al prestigioso premio Principe Umberto col Ritratto del signor Anadone. (G.Tallone, Cesare Tallone, Electa 2005 pag.94).